Posto nel territorio di Septempeda, Trea, Pollentia, Ricina e Urbs Salvia, sorgeva qui in epoca romana un tempio dedicato alla dea Bona, dea della fertilità, da cui Toponimo ARABONA, trasformato poi nel medio-evo in RAMBONA. Sulle rovine di questo tempio del 891 o nel 894, l’imperatrice Ageltrude, moglie di Guido e madre di Lamberto, Duchi di Spoleto, fece edificare un monastero dedicato a S. Flaviano Berengario, confermando le precedenti donazioni, dotò il monastero di vasti possessi che giungevano fino al territorio di Sarnano. Divenuta Abbazia benedettina, la struttura dell’edificio risalente alla fine del secolo IX, fu modificata una prima volta sulla base dei moduli romanici. Ne resta intatta la parte posteriore che, alternando filari di laterizio e blocchi di arenaria, mostra all’esterno la triplice abside innalzata su un gradino, decorata da costoloni dicromi, con due monofore sovrapposte in ciascuna delle navate laterali e sei nella centrale, sormontate da lastre ad arco in pietra bianca incisa. La chiesa superiore, originariamente a tre navate, subì una radicale trasformazione nel ‘500: su due terzi della superficie fu ricavata una abitazione signorile. Fu chiuso anche il collegamento con la cripta, alla quale oggi si accede attraverso due porte dall’esterno. Nella cripta, risalente alla primitiva costruzione, colpiscono immediatamente le dodici colonne (materiale romano di recupero proveniente da Urbs Salvia), tutte diverse per dimensione, forma, basamenti e capitelli, che sostengono arcate a tutto sesto e formano cinque navatelle nel senso delle absidi e tre che le incrociano. Si notano tracce di sculture barbariche su alcuni capitelli un tempo colorati e risalenti all’epoca della costruzione. L’altare, ristrutturato nel 1929, è realizzato con una lastra di arenaria poggiante su un antico capitello..