La cittadina di Recanati, nota soprattutto per aver dato i natali a Giacomo Leopardi e a Beniamino Gigli, si estende (296 m. slm) su uno dei tanti colli che caratterizzano il territorio marchigiano, tra i fiumi Potenza e Musone. Sara proprio la presenza di corsi d’acqua a favorire nella zona, già a partire dal Neolitico, l’insediamento dei vari popoli, come i Piceni e, più tardi, i Romani. Con l’invasione dei Goti la popolazione sarà però costretta a rifugiarsi sulle alture circostanti, veri e propri balconi naturali da cui sorvegliare l’area compresa tra i Sibillini ed il mare. Ma l’urbs attuale si costituirà in un secondo momento, quando i signori a capo dei tre colli più importanti decideranno di allearsi ed unire i loro possedimenti. Passata sotto il dominio della Chiesa nel 774, Recanati diventerà in eta medievale un libero comune, e, grazie all’appoggio fornito agli Svevi, otterrà persino un porto (Porto Recanati) nonché la licenza di battere moneta, assumendo così lo status di vera e propria città. Nel Rinascimento diverrà un importantissimo centro di scambi e traffici per l’Italia e l’Europa. Occupata dalle truppe napoleoniche alla fine del XVIII sec., essa rientrerà a far parte dello Stato della Chiesa fino al 1860, anno di nascita del Regno d’Italia. Se affacciandosi dal colle Tabor è facile perdersi in interminati spazi e sovrumani silenzi, percorrendo le vie sinuose della città ci si accorge delle molteplici opere d’arte racchiuse tra le sue mura. Sulla strada della piazza si erge maestosa la Chiesa di S. Domenico, costruita nel 1272 in stile romanico e poi trasformata nei secoli successivi. Varcando lo splendido portale marmoreo disegnato da Giuliano da Majano è possibile ammirare il S. Sebastiano in terracotta di Torreggiani e, di fronte, la tela raffigurante S. Vincenzo Ferreri di Lorenzo Lotto. Una collezione dei dipinti di questo artista straordinario, che lavorò molto a Recanati, è conservata nella Pinacoteca Comunale – Villa Colloredo-Mels. Qui si trova anche il suo capolavoro, l’Annunciazione (XVI sec), in cui il mondo spirituale e divino penetra dolcemente l’umiltà del quotidiano. Della stessa epoca sono la Chiesa – degno di notaè il portale in pietra d’Istria di Maiano – ed il Convento di SantAgostino. Del complesso monastico fa anche parte il chiostro quattrocentesco, i cui resti sono visibili nell’antica torre danneggiata da un fulmine, conosciuta come la torre del passero solitario.I L’itinerario della fede continua con la Chiesa di San Vito (XI sec.). Originariamente in stile romanico-bizantino essa è stata più volte ricostruita a causa di terremoti. Il disegno delle sue forme attuali è di P. Jacometti, mentre la facciata in cotto con le colonne a spirale bicromate è del Vanvitelli. L’ororatorio è impreziosito da La Presentazione al Tempio del Pomarancio. Da qui si giunge alla cattedrale medievale di San Flaviano. Priva di facciata, con la porta principale sulla fiancata laterale, essa contiene un meraviglioso soffitto in legno intagliato. Il vecchio Episcopio è ora adibito a museo diocesano di arte sacra, che vanta dipinti di artisti operanti tra il XIV e il XVI sec. come Giacomo da Recanati, Mantegna, Guercino e Pomarancio..