Il buon mangiare

È ben nota la pluralità di caratteri e dialetti marchigiani, favorita anche persino dalla struttura morfologica del territorio, con le sue vallate che, dal confine romagnolo a quello abruzzese, scendono parallele verso il mare. Una sola fa eccezione, ed è la vallata compresa tra il Monte San Vicino a est, i Monti del Catria a ovest, i Sibillini a sud e, con Matelica centro naturale del territorio: è la Valle Camerte, area di produzione di un vino singolare e versatile, che già Mario Soldati definì “rustico raffinatissimo”, il Verdicchio di Matelica. Il bianco di grande personalità dice la sua, com’è ovvio, con piatti a base di pesce, ma è ideale anche con molti cavalli di battaglia della ricca tradizione gastronomica maceratese, dal coniglio o dal pollo in potacchio (aromatizzati con il rosmarino), alla porchetta di maiale (aromatizzata al finocchio selvatico), ed anche con le chicche dell’artigianato norcino, ciauscolo in primis. I sapori decisi e schietti delle aree interne maceratesi hanno parentele e differenze con altre regioni del territorio appenninico, anche in virtù di tratti comuni, quali la secolare tradizione delle transumanze. Le carni d’agnello hanno sempre uno spazio privilegiato nei menù dei ristoranti come nella cucina delle famiglie, e l’artigianato caseario conserva una sua dimensione importante nell’area del Parco Nazionale dei Monti Sibillini come a Monte San Martino o a Visso. Restando nel tema “carni”, non si può trascurare il lavoro di salvaguardia e valorizzazione svolto, negli ultimi anni, a tutela della razza bovina marchigiana. Un’altra perla dell’enologia maceratese è la Vernaccia di Serrapetrona, originale rosso prodotto in una ristretta area pedemontana nel tipo secco e in quello dolce, congeniale ai dolci della tradizione, dal pannociato ai biscottini all’anice, ai torroni di Camerino. A proposito di anice, il mistrà è uno dei sapori-simbolo dell’intero territorio provinciale, così come il vino cotto, ricordo di una affatto remota civiltà rurale, che trova a Loro Piceno una sua piccola capitale. Il Bianco dei Colli Maceratesi e il Rosso Piceno accompagnano al meglio la ricca teoria di ricette della provincia di Macerata. Sapida schiettezza e raffinatezza convivono a tavola, una tavola che è anche molto vegetariana (dalle erbe di campo ripassate in padella alle verdure conservate sott’olio, dall’uso prezioso delle erbe aromatiche alle mele rosa), così da valorizzare gli splendidi oli extra-vergine di cui la provincia maceratese è ricca, con emergenze qualitative e peculiari nel territorio di Cingoli, nelle colline dolci attorno a Macerata, in quelle prossime alla costa. Ed è proprio la costa che regala sapori intensi e delicati grazie alle particolarità dei fondali su cui si esercita la pesca locale, che stimola da sempre la creatività della cucina marinara con i suoi brodetti e le mille altre ricette di una tradizione ancora viva..