Arroccata so un colle a 485 m. slm, tra il bacino del fiume Foglia e quello del Metauro, si erge, tanto maestosa e bella da sembrare irreale, la città di Urbino. Di origini antichissime, anteriori alle invasioni celtiche e all’insediamento dei Galli Senoni nel IV sec. a.C., essa assume particolare rilievo sotto il dominio romano – la Urbinum Mataurense – proprio per la favorevole posizione geografica che la situa tra Roma e Rimini. Più volte soggetta alle invasioni dei Barbari, la città viene donata da Carlo Magno al Papa, per poi diventare, dopo un periodo di decadenza accompagnato dall’affievolirsi del potere ecclesiastico, libero Comune e, successivamente, feudo dei Montefeltro. E’ proprio con Federico (1444-1482) che il Ducato di Urbino raggiunge l’apice della grandezza e dello splendore, andando ad occupare una posizione centrale nell’assetto politico degli stati italiani ed assurgendo a vera e propria città ideale. Il progressivo declino avrà inizio con la morte dell’ultimo duca e la declassificazione a capoluogo di uno dei distretti dello Stato Pontificio, sorte che durerà fino al 1860, anno in cui entrerà a far parte del Regno d’Italia. Urbino è universalmente riconosciuta per essere una delle principali capitali del Rinascimento italiano, tanto da essere annoverata nell’elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Passeggiando per il centro storico si ha l’impressione che il tempo si sia fermato: tutto è pervaso da perfetta armonia e da aurea potenza. Ne è il massimo esempio il Palazzo Ducale, che – come scrisse Baldassar Castiglione – non un palazzo, ma una città in forma di palazzo esser pareva. Tale capolavoro dell’architettura rinascimentale, oltre che simbolo di forza e di potere militare, è emblema di cultura e liberalità, una vera e propria creatura del raffinato mecenatismo di Federico II da Montefeltro, alla cui corte vennero chiamati alcuni tra gli artisti più famosi del panorama artistico italiano, come Bramante, Paolo Uccello, Leon Battista Alberti, Francesco Di Giorgio Martini, Piero Delia Francesca, il nativo Raffaello. Oltre alla Facciata dei Torricini, vanno ammirati lo splendido cortile, nonché le armoniose sale del piano nobile, tra le quali emerge lo studiolo del Duca, un raccolto e raffinato ambiente rivestito di tarsie lignee, dallo spettacolare effetto illusionistico. Annessa al Palazzo è la Galleria Nazionale delle Marche, che conserva alcuni capolavori assoluti della storia dell’arte, mentre al pianterreno sono allestiti il Museo Archeologico ed il Lapidario. Altra meta dell’itinerario urbinate è la Casa natale di Raffaello Sanzio e del padre Giovanni Santi. Oltre alla pietra dove i due erano soliti preparare i colori, va segnalato l’affresco della Madonna con il Bambino nella stanza dove nacque il pittore e a lui stesso attribuito. Degni di nota sono poi i van oratori presenti nella città – in modo particolare quello di San Giovanni, che custodisce un ciclo di affreschi del primo Quattrocento dei fratelli Salimbeni di San Severino – e soprattutto la Cattedrale, di origini medievali, ma ricostruita più volte, fino ad assumere l’odierna parvenza neoclassica. L’interno, grande e solenne, conserva pregevoli dipinti tra i quali La Traslazione della Santa Casa di Loreto di Ridolfi, il Martirio di San Sebastiano di Barocci e l’Annunciazione di Raffaello. Altri importanti luoghi di fede sono la Chiesa di S. Domenico e quella di S. Francesco. La prima, costruita sui resti di un teatro romano e ora sconsacrata, conserva all’interno due tele di Francesco Vanni, mentre la seconda, edificata nel XIV sec. in stile romano gotico, presenta tre navate a croce latina ed è considerata il Pantheon della città, poiché accoglie le spoglie di numerosi personaggi illustri, come quelle dei genitori di Raffaello..